giovedì 25 marzo 2010

sabato 20 marzo 2010

Era da tempo che aspettavamo che la salma di Stefano ci venisse restituita, visto che gli esami della seconda autopsia erano terminati. Sapevamo che da qualche giorno i P.M. avevano finalmente rilasciato il nulla osta per la restituzione, quindi ieri mattina abbiamo contattato l'agenzia di onoranze funebri per prendere accordi. Mio padre è rimasto impietrito quando si è sentito dire che suo figlio era stato sepolto già da dieci giorni. Dall'Istituto di medicina legale, dove Stefano è rimasto a lungo in una cella frigorifera, devono aver contattato il piccolo Comune in cui si trova il cimitero nel quale abbiamo voluto che Stefano riposi, ma non hanno pensato a contattare noi, bastava una telefonata! Passando di lì qualcuno (che ringrazio di cuore) deve essersi dispiaciuto nel vedere quella tomba spoglia ed ha lasciato dei fiori e l'agenzia che ha riposizionato la lapide ha creduto che fossimo stati noi. Nessuno poteva immaginare che invece eravamo ignari di tutto. Così come per la riesumazione lo avevano prelevato con qualche giorno di anticipo rispetto agli accordi, senza premurarsi di darcene notizia, ora nello stesso modo lo hanno riconsegnato, come se fosse un pacco da restituire al mittente. L'ennesima dimostrazione del non rispetto più totale. Gli stessi comportamenti che hanno ucciso mio fratello, ora stanno logorando la mia famiglia: per qualcuno Stefano non contava niente, e non contiamo niente neanche noi.

venerdì 19 marzo 2010

LETTERA APERTA AL NOSTRO VESCOVO


Caro Monsignor Giuseppe Marciante,
sono Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi.
Mi rivolgo a Lei che ha dimostrato grande sensibilità alla tragica vicenda di mio fratello e perché Stefano, sebbene avesse commesso degli errori, era molto religioso e si è affidato a Dio prima di morire, chiedendo anche una Bibbia, quando credeva che noi lo avessimo abbandonato.
Inutile dire quanto i miei genitori ed io siamo fortemente provati in seguito all’atroce morte di Stefano: è indescrivibile il dolore per la sua prematura scomparsa, unito alla rabbia per la maniera disumana in cui ha concluso la sua breve vita.
Nell’apprendere nuove informazioni su quanto gli è accaduto lo sconforto si fa più intenso, pensando che è stato trattato come un ultimo tra gli ultimi e ci domandiamo come ciò sia stato possibile in un paese che si definisce civile. Persone che dovevano prendersi cura di lui e garantirne il rispetto dei diritti hanno fatto in modo che morisse nella solitudine più totale, senza un conforto morale e religioso e ancora adesso, a distanza di cinque mesi, sembra che Stefano non possa riposare in pace.
Con enorme sofferenza abbiamo chiesto la riesumazione della salma per consentire ulteriori esami che non erano stati effettuati nella prima autopsia, perché guardando il corpo martoriato di mio fratello davvero non potevamo accettare che si continuasse a parlare di “morte naturale”. Conclusi gli esami abbiamo atteso a lungo prima che ci venisse restituita la sua salma ed oggi la notizia: Stefano è stato sepolto dieci giorni fa. Senza che noi sapessimo niente, così com’era già avvenuto quando lo avevano prelevato, come se fosse un oggetto.
Monsignore, in che mondo viviamo? Mi guardo intorno e mi chiedo dov’è Dio tra persone che vivono e agiscono senza alcun senso morale. Possibile che tutti si affannino a rilasciare dichiarazioni di discolpa e nessuno pensi che ancora una volta Stefano è stato trattato senza umanità? Mio fratello è morto solo e continua ad essere solo perché anche alla sua sepoltura, come era avvenuto durante la sua agonia al “Pertini”, non ci è stato permesso stargli vicino. È stato sepolto nel silenzio, come se fosse un animale, senza nessuno che dicesse una preghiera per lui. Valeva così poco mio fratello? E vale così poco una famiglia distrutta che chiede giustizia?

Con rispetto.

Ilaria Cucchi
Alla luce di quanto si evince dalla relazione della Commissione Parlamentare, dall’inchiesta condotta dal D.A.P. e da quanto emerso nel corso delle indagini dal momento della morte di Stefano ad oggi, i nostri legali stanno valutando l’ipotesi di presentare un esposto alla Procura nei confronti di tutti coloro che hanno avuto in custodia Stefano al Pertini e che, pur accorgendosi della gravità delle sue condizioni, non sono intervenuti per salvargli la vita.
Emerge un quadro di omicidio volontario per dolo eventuale, dove la continua mancata assistenza e il contestuale isolamento hanno reso possibile, concretamente probabile e prevedibile il verificarsi della morte, di cui si è accettato il rischio continuando a mantenere comportamenti omissivi e illeciti. ( vedi caso THYSSENKRUPP)
In questo quadro assumerebbe rilievo la pratica pantomimica della rianimazione di Stefano già morto da ore.

martedì 16 marzo 2010

Ieri l'anatomopatologo incaricato dal P.M. ha filamente riconosciuto che vi è sangue nelle fratture, il che dimostra che sono recenti. Questo è quello che sostengono i nostri consulenti medici e che noi ripetiamo fin dal principio. A loro ci sono voluti cinque mesi per dire le stesse cose che avevano già detto i medici del Fatebenefratelli. Ora i Professori dell'excusatio non petita si affanneranno a sostenere che le fratture, ormai incontestabili, sono dovute ad una caduta accidentale, o forse meglio ancora ad autolesionismo? Che fine hanno fatto le fratture pregresse e le malformazioni? Di fronte a questa evidenza sarà difficile continuare a mistificarle, ma si sosterrà di tutto pur di salvaguardare coloro che hanno provocato le lesioni sul corpo di mio fratello. Chiedo che si ponga fine a questa situazione.