lunedì 31 maggio 2010

IL RAGAZZO MORTO DOPO L'ARRESTO

Caso Cucchi, mozione bipartisan : Comune parte civile nel processo

Il primo firmatario della mozione, Massimiliano Valeriani: «è stato un omicidio di Stato»

ROMA - Una mozione bipartisan, con firmatari dell'opposizione e della maggioranza, che impegna il sindaco a costituire il Comune di Roma parte civile nel futuro processo sul caso Cucchi è il traguardo condiviso questa mattina dai rappresentanti del Pd, del Pdl e dalla famiglia di Stefano. Presenti alla riunione Massimiliano Valeriani, presidente della commissione Controllo e garanzia di Roma, Alessandro Cochi consigliere comunale del Pdl, e la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria.

«OMICIDIO DI STATO» - «Quello di Stefano - ha detto il primo firmatario della mozione, Massimiliano Valeriani - è stato un omicidio di Stato e non ce lo stiamo inventando noi. Dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta risulta chiaro, è scritto». «La mozione - ha spiegato ancora nel corso dell'incontro - ha l'obiettivo di non far scendere l'attenzione sul caso di Stefano Cucchi, garantendo il massimo coinvolgimento delle istituzioni. Spero che il documento venga approvato all'unanimità. In questo modo staremo vicini e daremo un sostegno alla famiglia di Stefano nell'iter processuale che li attende».

STEFANO CITTADINO ROMANO - In attesa della presentazione della mozione in Consiglio comunale, l'esponente del Pd ha concluso sottolineando che «una iniziativa come questa, di cui sono molto fiero, può servire a dare a Stefano la vicinanza delle istituzioni locali di Roma. Stefano è cittadino romano e credo sia doveroso che Roma si costituisca parte civile in questo processo. Credo che soltanto con la presenza del Comune in questa vicenda, si possa ridurre il rischio che c'è di abbassare le luci rispetto alla vicenda Stefano Cucchi. Noi crediamo che la giustizia debba arrivare fino in fondo e assicurare alla famiglia un po' di verità».

«NON HO CAPITO PERCHE' E' MORTO MIO FRATELLO» - «Le cose vanno avanti in modo rapido - ha detto Ilaria Cucchi - e neanche noi ce lo aspettavamo, anche se sento che stiamo ancora lontani dalla verità. Stefano è stato vittima di un pestaggio, è stato picchiato perché si lamentava e chiedeva dei farmaci ed è stato lasciato morire. Io, non ancora capito il perché della morte di mio fratello».

(Corriere della sera 18 maggio 2010)

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANFRANCO FINI


Caro Presidente,
non finiremo mai di ringraziarla, il suo sostegno è stato di grande aiuto per la nostra faticosa e dolorosa ricerca di verità e giustizia per la morte di Stefano. Ma se non avesse visto quelle terribili foto di Stefano che hanno tolto il fiato alle coscienze di tutti, non avrebbe potuto mai comprendere le condizioni terribili in cui ha lasciato la vita!
“Morte naturale”. Non avrebbe potuto percepire la profonda falsità ed ipocrisia della verità ufficiale.
Siamo una famiglia cattolica ed osservante. Di fede, di idee moderate vicine al centrodestra. Ma non comprendiamo perché debba essere impedito al cittadino che subisce un sopruso così grande dal potere dell'Autorità di denunciarlo ed anche di provarlo registrandolo dal vivo, quando altrimenti mai sarebbe ascoltato, o peggio creduto!
Confidiamo in lei affinché ciò che è stato consentito fare a noi non venga impedito ad altri. Francamente non ne comprendiamo proprio il motivo.

Con fiducia e rispetto.

Ilaria Cucchi
OMAGGIO ALLA MEMORIA
Una scuola intitolata a Stefano Cucchi
La decisione è del consiglio Provinciale

Lo stesso corso di formazione che mio fratello Stefano aveva frequentato qualche tempo fa. Quando, dopo l'esperienza nella Comunità di recupero, si trovava a dover "ricominciare", con tutte le difficoltà che questo comporta per una persona che deve dimostrare agli altri, ma prima a se stessa, di potercela fare, nonostante tutto...
Stefano ce l'avrebbe fatta, ne sono convinta, se solo in quei maledetti sei giorni non fosse stato vittima del pregiudizio, della violenza, della superficialità, della disumanità da parte di persone che invece avevano il preciso dovere di tutelarne i diritti, anche se si trattava prima di un "arrestato" e poi di un "detenuto".

Nella premessa della mozione, approvata dall'aula su proposta del coordinatore del Gruppo Federato della Sinistra in Provincia Gianluca Peciola, si legge: «La morte di Cucchi rappresenta un caso paradigmatico dello stridente rapporto tra diritti costituzionali e pratiche concrete di procedura penale all'interno del nostro Paese». «La sua morte e, in generale, i casi di maltrattamento nei confronti dei cittadini detenuti - prosegue il documento - stanno facendo emergere il mancato rispetto all'interno del sistema detentivo italiano dell'articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato"». Di qui la decisione di intitolare proprio a Cucchi un corso di formazione anche prendendo atto che il padre del ragazzo defunto, Giovanni Cucchi, «è un dipendente dell'amministrazione provinciale». (Corriere della sera)