mercoledì 4 agosto 2010

Ecco cosa succede ora al medico che visitò Stefano all'ingresso nel carcere di Regina Coeli, che constatò la gravità delle sue condizioni chiedendone l'immediato trasporto al Pronto Soccorso (che però avvenne più di tre ore dopo), l'unico che in quei sei giorni dimostrò professionalià e interessamento nei confronti di un essere umano, di mio fratello. Mi sembra paradossale, se si considera che a quanto mi risulta altri suoi colleghi, quelli indagati per la morte di Stefano, sono ancora in servizio.

Giustizia: il medico di Regina Coeli che visitò Cucchi da sette mesi è senza lavoro PDF Stampa
di Cinzia Gubbini
Il Manifesto, 3 agosto 2010
Notificò l’estrema gravità del giovane. Da sette mesi ha dovuto inventarsi un’altra vita. E ora l’assessorato al lavoro della Provincia di Roma, dopo un’interrogazione del consigliere di Sel Gianluca Peciola, chiederà alle autorità competenti perché dopo sei anni è stato fatto fuori dai turni di guardia a Regina Coeli. Il caso del dottor Rolando Degli Angioli non è caduto nel dimenticatoio. Anzi, i nodi stanno venendo al pettine. Compresa una strana vicenda: ora risulta indagato per una denuncia che risale al 2008.
Fino a ieri di Degli Angioli nessuno aveva mai sentito parlare: era uno dei tanti medici di guardia della casa circondariale romana Regina Coeli. I suoi cartellini testimoniano che per sei anni è stato un medico presente, in misura addirittura superiore alle ore previste dalla convenzione con i medici Sias. Il suo nome comincia a finire sui giornali con la morte di Stefano Cucchi, il trentunenne fermato per alcune dosi di hashish e morto nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre scorso. Degli Angioli è il medico che lo visitò in carcere, ai “nuovi giunti”, e l’unico a definire il suo caso di “estrema urgenza” chiedendone l’immediato ricovero. Ma quella sera comincia una “guerra” contro il dottore, forse considerato troppo puntiglioso: gli agenti di turno gli fanno rapporto. Lo accusano di voler decidere chi entra in carcere e chi no. La vicenda si conclude solo dopo la morte di Stefano, con un encomio a Degli Angioli da parte del direttore del carcere, Mauro Mariani.
Ma per il medico l’incubo continua. Pochi giorni dopo la morte di Cucchi si sposa e parte per l’Australia. Nel relax del viaggio di nozze, riceve un sms da un suo collega: “A piazzale Clodio ce l’hanno con te”. Tornato, scopre che il Nucleo investigativo centrale (Nic) - un corpo creato nel 2007 e composto da agenti penitenziari in forza alla Procura - sta indagando su di lui, anche se non risulta formalmente indagato. Ma ancora più strano è il comportamento dei suoi colleghi: visto che non è certo l’unico pubblico ufficiale di Regina Coeli ad essere incappato in qualche inchiesta, l’ostracismo nei suoi confronti è incredibile. Tutti si cancellano dai turni con lui.
Degli Angioli ha raccontato ai pm che hanno indagato sul caso Cucchi di come il direttore sanitario, Andrea Franceschini, gli consigliò di prolungare l’aspettativa, promettendogli una nuova collocazione. Che non è mai arrivata. Eppure il dottore inviò persino due lettere per chiedere il reintegro. Ai giornali, invece, Franceschini dirà di non averlo più sentito. Una versione che però non può reggere, carte alla mano, quando la Asl dovrà presentarsi di fronte o alla Direzione provinciale del lavoro (a giugno Degli Angioli ha depositato una conciliazione obbligatoria) o successivamente di fronte al giudice.
Il dottore ancora oggi continua a rifiutarsi fermamente di rilasciare dichiarazioni ai giornali. Ma ai pm del caso Cucchi disse di sentirsi messo sotto pressione per la vicenda riguardante Stefano. È ovviamente solo un’ipotesi, ma il clima di lavoro “avvelenato” da quella brutta storia potrebbe aver avuto ripercussioni sull’indagine che ha investito il medico mentre era in viaggio di nozze. L’oggetto dell’inchiesta è emerso solo di recente: Degli Angioli risulta indagato per violenza privata e abuso di autorità contro un detenuto, nonché di falso, per una storia che risale al 2008. Qualcuno forse ricorderà Julien Jean Gerard Monnet, l’uomo che nel luglio di quell’anno in un attacco d’ira (fu giudicato incapace di intendere e di volere, soffriva di gravi problemi psicologici) ridusse in fin di vita la figlia di 5 anni, sbattendole la testa sull’Altare della patria.
Ebbene, Monnet all’epoca denunciò che un medico di Regina Coeli, mentre era legato al letto, gli mise un catetere senza il suo permesso, facendogli molto male, forse per punirlo. Due anni dopo, mentre esplode il caso Cucchi, l’attenzione della Procura e del Nic si concentrano sul dottor Degli Angioli, che a marzo scopre di essere indagato insieme all’infermiere Luigi Di Paolo. Eppure, secondo alcune indiscrezioni, in quelle ore nello stesso reparto risulta di turno un altro medico, mentre Degli Angioli sarebbe stato di guardia in un’altra ala. Inoltre il certificato che ordina la contenzione di Monnet, che nella ricostruzione della Procura viene “accollato” a Degli Angioli, risulterebbe invece firmato dall’altro medico di turno.
A breve il pm che si occupa dell’inchiesta, Francesco Scavo, dovrebbe decidere se chiedere il rinvio a giudizio del medico. In ogni caso l’episodio non è bello, ma neppure così grave. Per Degli Angioli un’altra tegola in testa, del tutto inaspettata, e un ennesimo colpo alla sua immagine professionale. Il danno alla professionalità è una delle richieste contenute nella richiesta di conciliazione a cui la Direzione sanitaria ha tempo tre mesi per rispondere.