LETTERA APERTA AL NOSTRO VESCOVO
Caro Monsignor Giuseppe Marciante,
sono Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi.
Mi rivolgo a Lei che ha dimostrato grande sensibilità alla tragica vicenda di mio fratello e perché Stefano, sebbene avesse commesso degli errori, era molto religioso e si è affidato a Dio prima di morire, chiedendo anche una Bibbia, quando credeva che noi lo avessimo abbandonato.
Inutile dire quanto i miei genitori ed io siamo fortemente provati in seguito all’atroce morte di Stefano: è indescrivibile il dolore per la sua prematura scomparsa, unito alla rabbia per la maniera disumana in cui ha concluso la sua breve vita.
Nell’apprendere nuove informazioni su quanto gli è accaduto lo sconforto si fa più intenso, pensando che è stato trattato come un ultimo tra gli ultimi e ci domandiamo come ciò sia stato possibile in un paese che si definisce civile. Persone che dovevano prendersi cura di lui e garantirne il rispetto dei diritti hanno fatto in modo che morisse nella solitudine più totale, senza un conforto morale e religioso e ancora adesso, a distanza di cinque mesi, sembra che Stefano non possa riposare in pace.
Con enorme sofferenza abbiamo chiesto la riesumazione della salma per consentire ulteriori esami che non erano stati effettuati nella prima autopsia, perché guardando il corpo martoriato di mio fratello davvero non potevamo accettare che si continuasse a parlare di “morte naturale”. Conclusi gli esami abbiamo atteso a lungo prima che ci venisse restituita la sua salma ed oggi la notizia: Stefano è stato sepolto dieci giorni fa. Senza che noi sapessimo niente, così com’era già avvenuto quando lo avevano prelevato, come se fosse un oggetto.
Monsignore, in che mondo viviamo? Mi guardo intorno e mi chiedo dov’è Dio tra persone che vivono e agiscono senza alcun senso morale. Possibile che tutti si affannino a rilasciare dichiarazioni di discolpa e nessuno pensi che ancora una volta Stefano è stato trattato senza umanità? Mio fratello è morto solo e continua ad essere solo perché anche alla sua sepoltura, come era avvenuto durante la sua agonia al “Pertini”, non ci è stato permesso stargli vicino. È stato sepolto nel silenzio, come se fosse un animale, senza nessuno che dicesse una preghiera per lui. Valeva così poco mio fratello? E vale così poco una famiglia distrutta che chiede giustizia?
Con rispetto.
Ilaria Cucchi
Caro Monsignor Giuseppe Marciante,
sono Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi.
Mi rivolgo a Lei che ha dimostrato grande sensibilità alla tragica vicenda di mio fratello e perché Stefano, sebbene avesse commesso degli errori, era molto religioso e si è affidato a Dio prima di morire, chiedendo anche una Bibbia, quando credeva che noi lo avessimo abbandonato.
Inutile dire quanto i miei genitori ed io siamo fortemente provati in seguito all’atroce morte di Stefano: è indescrivibile il dolore per la sua prematura scomparsa, unito alla rabbia per la maniera disumana in cui ha concluso la sua breve vita.
Nell’apprendere nuove informazioni su quanto gli è accaduto lo sconforto si fa più intenso, pensando che è stato trattato come un ultimo tra gli ultimi e ci domandiamo come ciò sia stato possibile in un paese che si definisce civile. Persone che dovevano prendersi cura di lui e garantirne il rispetto dei diritti hanno fatto in modo che morisse nella solitudine più totale, senza un conforto morale e religioso e ancora adesso, a distanza di cinque mesi, sembra che Stefano non possa riposare in pace.
Con enorme sofferenza abbiamo chiesto la riesumazione della salma per consentire ulteriori esami che non erano stati effettuati nella prima autopsia, perché guardando il corpo martoriato di mio fratello davvero non potevamo accettare che si continuasse a parlare di “morte naturale”. Conclusi gli esami abbiamo atteso a lungo prima che ci venisse restituita la sua salma ed oggi la notizia: Stefano è stato sepolto dieci giorni fa. Senza che noi sapessimo niente, così com’era già avvenuto quando lo avevano prelevato, come se fosse un oggetto.
Monsignore, in che mondo viviamo? Mi guardo intorno e mi chiedo dov’è Dio tra persone che vivono e agiscono senza alcun senso morale. Possibile che tutti si affannino a rilasciare dichiarazioni di discolpa e nessuno pensi che ancora una volta Stefano è stato trattato senza umanità? Mio fratello è morto solo e continua ad essere solo perché anche alla sua sepoltura, come era avvenuto durante la sua agonia al “Pertini”, non ci è stato permesso stargli vicino. È stato sepolto nel silenzio, come se fosse un animale, senza nessuno che dicesse una preghiera per lui. Valeva così poco mio fratello? E vale così poco una famiglia distrutta che chiede giustizia?
Con rispetto.
Ilaria Cucchi
Che vergogna!! Sono solidale con tutti voi. Un abbraccio forte!
RispondiEliminaHo letto la notizia poco fa ed ho letto la sua lettera. Un abbraccio immenso a tutti voi e la mia completa, totale solidarietà e vicinanza e indignazione per tutto questo.
RispondiEliminaDa musicista "allibito" da quanto ci circonda, sto cercando di perfezionare la canzone dedicata a tutte le morti sospette... in particolare a Stefano Frapporti, Stefano Cucchi e Aldo Bianzino...
RispondiEliminaqui il video promo...
http://www.youtube.com/watch?v=wq7wB0BwgdY
Un abbraccio,
francarolband@gmail.com
www.myspace.com/francarolband