martedì 1 dicembre 2009

Sono sconcertata dalla decisione di reintegrare i tre medici del Pertini, decisione che reputo quantomeno affrettata, dal momento che si tratta di medici raggiunti da avvisi di garanzia e quindi è stata ravvisata una responsabilità penale, sulla quale sta indagando la Procura. E sotto il profilo deontologico la responsabilità risulta ancora più netta: è stato ignorato il fatto che Stefano digiunasse fino a quando non avrebbe visto il suo avvocato o l'operatrice del C.E.I.S. Ma dal Pertini non mi aspettavo niente di diverso!

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7 commenti:

  1. Cara Ilaria, cari genitori di Stefano. Andate avanti, andiamo avanti a cercare la verità. Lo dobbiamo a Stefano, alla sua dignità, e lo dobbiamo anche a noi stessi. ANCHE IO SONO STEFANO CUCCHI.
    felipe

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  2. Cara Ilaria, cari genitori di Stefano. Andate avanti, andiamo avanti a cercare la verità. Lo dobbiamo a Stefano, alla sua dignità, e lo dobbiamo anche a noi stessi. ANCHE IO SONO STEFANO CUCCHI.
    felipe

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  3. sono sconcertata dalla notizia....ho provato solo una enorme rabbia e la voglia di fare qualcosa, anche un'azione dimostrativa simbolica, magari fuori dal Pertini, silenziosamente e pacificamente....qualsiasi cosa la vostra famiglia decida, molte persone vi saranno vicine..un abbraccio.

    silvia

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  4. Quello che è capitato a Stefano, può capitare a tutti. In questo paese, si comincia ad avere paura veramente.

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  5. La sospensione sarebbe d'obbligo per un procedimento penale, prima che venga accertata ogni responsabilità...sono sconcertato anche io e non poco.
    Mi dispiace molto...vorrei potervi essere più vicino

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  6. La notizia del reintegro dei tre medici non mi ha stupito. Tutto va sempre all'incontrario ormai. Non oso pensare neppure lontanamente cosa potrei sentire ora io come sorella, come madre o come padre di Stefano. Una tristezza infinita, un dolore che annienta, una rabbia fin troppo vedente.
    Non sono nessuno, ma sono con voi. E contro le ingiustizie, sempre.

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  7. Il mio sincero sostegno alla famiglia di Stefano che con tutta la loro forza lo stanno mantenendo vivo.
    Il 10 novembre al Pertini è successo anche questo:
    un uomo del bangladesh è morto dopo aver aspettato per ore una visita. Anche qui la famiglia non è stata informata.

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